a cura di Elena Branca* e Massimo Cappone**

Nel 2000 il primo arruolamento delle donne nelle forze armate italiane? Dal casuale ritrovamento di una fotografia di una donna in uniforme da ufficiale medico emerge una realtà diversa: già a inizio secolo (1903) le prime donne laureate in medicina si iscrissero a ruolo nel personale direttivo della Croce Rossa italiana e nel 1911 furono impiegate in zona di guerra con compiti professionali e dirigenziali.

Senza nulla togliere all’impegno e al valore delle Infermiere Volontarie, si tratta di ruoli e compiti totalmente diversi, regolamentati da articoli diversi del Regolamento pel tempo di guerra della CRI.

Questo lavoro nasce da una piccola sfida: una bella foto di Anna Dado Saffiotti in uniforme militare - con gradi, stellette e nastrini - pubblicata nel forum web “Miles” ha destato la mia curiosità e risvegliato una serie di negazioni da parte di buona parte degli esperti cui ho accennato della cosa.

Possibile oppure no? Durante la Grande Guerra le donne furono arruolate ed impiegate in tutto il mondo, nelle più svariate attività: sia nella vita civile, in sostituzione degli uomini mandati al fronte, che nella vita militare, con i ruoli più vari dalle combattenti russe alle logiste americane e inglesi, alle infermiere di ogni paese, alle donne medico scozzesi e americane.

Non si può non ricordare la rivoluzione della Nightingale che, durante la Guerra di Crimea, fu chiamata a gestire gli ospedali britannici in Turchia accompagnata da un gruppo di infermiere diplomate che furono il nucleo fondante dei Corpi femminili infermieristici, caratteristici dell’Impero Britannico, noti poi come Q.A.I.M.N.S. (Queen Alexandra's Imperial Military Nursing Service QAIMNS Nurses): infermiere diplomate e regolarmente stipendiate al servizio della Sanità militare britannica.

Il primo caso noto di medico donna arruolata, Margaret Ann Bulkley, Irlanda 1792 (o 1795) - Londra 1865, si presenta con un nome maschile James Barry, e sotto mentite spoglie presta la sua opera per tutta la vita, mentre in America, durante la Guerra Civile nel 1861 troviamo Dr. Mary Edwards Walker M.D. (1832–1919) a contratto come Medico Civile per il Nord e l’esercito confederato arruolò la Dr. Oriana Moon Andrews come Capitano Medico. La Guerra russo-giapponese del 1904 porta alla ribalta l’americana Dr. Anita Newcomb McGee, (1864-1940) che già nel 1901 aveva riorganizzato le infermiere militari americane (Army Nurse Corps), e viene chiamata a formare le infermiere nipponiche; sull’altro versante la guerra russo - giapponese lasciò spazio alla chirurga lituana Vera Getroidz, “Principessa Vera Ignatievna Gedroidz”.

Quanto all’Italia ci furono anche donne medico e farmaciste arruolate nel personale direttivo della Croce Rossa Italiana, inizialmente per gli Ospedali territoriali ma poi impiegate anche al fronte e a fine 1915 venne istituito il Ruolo Speciale di cui mi ha fornito copia il Col Liguori.

Pur trovando già pubblicata la notizia dell’arruolamento di donne medico, essa pare essere oggi negata a tutti i livelli. La fase iniziale della ricerca ha avuto risvolti comici, chi mi diceva che la signora in divisa aveva l’uniforme del marito morto chi che era vestita da carnevale. Persino la comparsa di una serie di documenti inequivocabili non ha smosso alcuni negazionisti.

Nel suo diario, Anna Torrigiani accenna appena ad una “medichessa russa” – con un termine spregiativo - all’opera nell’Ospedale di guerra n. 7 a Castion di Strada il 30 settembre 1915, mentre nel famoso “Accanto agli Eroi” di Elena D’Orleans – Ispettrice Generale delle Infermiere Volontarie non ne cita nessuna. Persino Stefania Bartoloni, nei vari libri pubblicati sulla Croce Rossa, dà loro lo spazio di una sola riga, cenno che peraltro conferma che ne abbia avuto sentore nelle sue ricerche.

Per comprendere l’istituzione di cui parliamo, è utile ripercorrere la cronologia italiana, ricavata in parte dell’articolo del Prof. Paolo Vanni: “Un Souvenir de Solferino” (Vanni P., Italia: nascita della CRI e del DIU).

Venerdì 24 giugno 1859: H. Dunant arriva la sera del 24 giugno a Castiglione delle Stiviere, già città ospedale. Partecipa alla prima assistenza e osserva che le donne di Castiglione lo imitano nell’assistenza a feriti di ogni nazione ed esercito senza fare alcuna distinzione.

Sabato 25 giugno 1859: Il sole del 25 giugno illuminò uno degli spettacoli più orrendi che si possono presentare all’immaginazione e che per H. Dunant fu l’ispiratore.

Novembre 1862: esce “Un Souvenir de Solferino”

26-29 ottobre 1863: Ginevra – conferenza costitutiva o preparatoria: vengono emessi 10 articoli e tre voti.

Novembre 1863: traduzione italiana del Souvenir.

Gennaio 1864: Cesare Castiglioni, presidente dell’Associazione medica italiana di Milano costituisce in seno alla stessa una Commissione per la formazione di una Società di soccorso ai militari feriti e malati in guerra.

15 giugno 1864: nasce ufficialmente il Comitato milanese della Società italiana per il soccorso ai feriti e ai malati. Nasce la Croce Rossa Italiana: fin dalle origini la Croce Rossa Italiana è quindi strettamente legata alla classe medica.

21 luglio 1866: alla Battaglia di Bezzecca la neonata Croce Rossa invia squadriglie di soccorso composte da soli uomini, mentre ancora le truppe garibaldine inquadrano le “vivandiere” che, tra gli altri compiti, ha quello di soccorrere i feriti sul campo. Da Ferrara partiranno sia una squadriglia maschile di Croce Rossa che la pluridecorata Rosa Angelini, vivandiera garibaldina, mancata da un cecchino, che centrò invece la sua mula, mentre soccorreva i feriti.

Per quanto attiene alla fattiva presenza femminile in Croce Rossa, essa è limitata a quanto all’epoca si ritiene adeguato a delle signore. Il 25 aprile 1888 nella prima riunione della Commissione Superiore delle Dame si precisa meglio:

«1° Adoperarsi per migliorare le condizioni finanziarie dell’Associazione. (Nel reclutare il maggior numero dei soci, nel far contribuire le amministrazioni comunali, pubblici balli, fiere di beneficenza ecc…);

2° Raccogliere e confezionare biancherie;

3° Istituire delle scuole per l’istruzione delle infermiere; (qui auspicate ma avviate effettivamente solo nel 1906 sperimentalmente e nel 1908 ufficialmente).»

La motivazione addotta per la necessità di formare infermiere è quella di consentire agli uomini di andare a combattere anziché dedicarsi all’assistenza dei feriti e malati.

Precisiamo qui che il Presidente e il segretario dell’Unione delle Dame, ad ogni livello, sono comunque il Presidente e il Segretario del Comitato (quindi uomini) mentre le signore possono ricoprire ruoli dal Vice Presidente (delle Dame) in giù.

Solo nel 1906 (per mano di Sita Meyer Camperio) iniziano i corsi per infermiere e compare la denominazione “Sezione delle Dame infermiere”, anche se l’avvio viene fatto risalire ufficialmente al 1908 quando verranno istituite le Scuole per Infermiere. Per fare un confronto europeo ricordiamo che la madre di Sita Camperio, Marie Siegfried, era stata infermiera della Croce Rossa durante la guerra franco-prussiana nel 1870, ben trentasei anni prima.

Per capire la situazione delle donne nella Croce Rossa italiana è importante la lettera scritta l’11 agosto 1864 da Pietro Castiglioni, che rappresenta l’Associazione Medica Italiana alla seconda Conferenza Internazionale di Ginevra, a Gustave Moynier, Presidente del Comitato Internazionale di Ginevra: una lunga e dettagliata lettera nella quale, con dovizia di particolari e di evidenze scientifiche, il nostro paventa il pericolo e i danni che giovani donne possono portare ai militari feriti a causa dell’esaltazione provocata dalla loro presenza, ivi comprese febbre secondaria e indigestione.

Quanto al grado, come precisato dalla D.ssa Filomena Corvini nell’articolo “L’opera delle dottoresse al fronte” esso dipende dalla anzianità della laurea: «Esse prestano servizio da sottotenenti medici se hanno conseguita la laurea da meno di 5 anni, da tenenti se l’hanno conseguita da oltre cinque anni, da capitano se sono laureate da oltre 15 anni.»

Un tentativo di estromettere o limitare queste donne è testimoniato da un carteggio reperito all’Archivio di Stato di Bologna dove, tra carte ancora da catalogare compare uno scambio di missive a proposito della dott.ssa Bernabei il 20 novembre 1915 il comitato di sezione di Modena, facente capo alla VI Circoscrizione di Bologna, invia i documenti relativi all’arruolamento della signora Bernabei Centanni che chiede il grado di Tenente, precisa che la dottoressa presta servizio già dal giugno 1915; il 21 novembre 1915, il comitato di Bologna risponde picche invitando a non insistere oltre, e accettare, se proprio vuole essere arruolata, il grado di sottotenente. Il comitato di Modena il 30 novembre invece insiste e invita Bologna a inviare il tutto a Roma. Il vicepresidente di Bologna ribadisce la contrarietà e il 24 dicembre risponde che anche il comitato centrale concede al massimo il grado di sottotenente. Forse da qui l’ordine “perentorio” partito subito nel gennaio successivo dall’Ispettorato della Sanità Militare ad arruolare queste caparbie signore?

Ricordiamo inoltre che il 23 maggio 1915 tutto il personale della Croce Rossa Italiana[1] viene militarizzato, il Decreto precisa che in caso di guerra o mobilitazione gli iscritti del personale mobile della CRI sono considerati militari e soggetti, in ragione del grado, cui a norma del regolamento sono equiparati, alla disciplina militare. Precisa anche che il grado è provvisorio e è dato al momento in cui assumono il servizio e per la durata del servizio stesso. Sarà riconosciuto il grado rivestito nell’Associazione al momento della chiamata in servizio.

Per le donne, nonostante i precedenti del 1911, si veda la dott.ssa Eloisa Gardella medico capo a Taranto durante la guerra italo-turca, la porta dell’arruolamento pare ancora chiusa, finché si pensa che la guerra duri pochi mesi.

Nel gennaio del 1916 una nota dell’Ispettorato della Sanità Militare ordina perentoriamente alla Croce Rossa di arruolare le “Medichesse” e financo le studentesse di 4° e 5° anno precisandone grado e stipendio. Mentre in pieno 2018 è impossibile alle donne medico accedere al Corpo Militare, nel 1903 troviamo in una copia del “Ruolo generale del personale direttivo per i servizi territoriali”, tra i medici assistenti di prima classe «Tenenti – data di nascita 31.8.70: 68 Montessori dottoressa Maria A.D». Questa sigla finale significa a disposizione, non le viene assegnata una sede.

La ritroviamo in un successivo elenco, citato anche nel carteggio Bernabei, dove sono raggruppate dottoresse e farmaciste con un’elencazione a sé stante che va dal n. 1 al n. 45 di ruolo, unici dati numero e data di arruolamento e circoscrizione cui fanno capo: “Ruolo speciale delle laureate in medicina arruolate per il servizio negli ospedali territoriali”. Per alcune di loro non è stato reperito, ad oggi, nessun dato, nemmeno anagrafico.

 

Note uniformologiche di Massimo Cappone

In Italia le Stellette nascono per evidenziare lo status militare della persona che le indossa.

Nel 1907 il Corpo Militare CRI, adeguandosi a quanto stabilito per l’Esercito e per la Marina nel 1871 con RD n. 571 13/12/1871, adotta le Stellette a 5 punte. Queste sono specifiche per la Croce Rossa riportandone il simbolo caricato al centro.

L’adozione dell’uniforme grigioverde risale invece ai primi del 1917 (Circolare CRI n. 716 15/03/1917) quando fu necessario attuare la Circolare n. 76 che le Autorità militari regie avevano emanato a fine 1916. Detta circolare prescriveva che tutto il personale militare in zona di guerra indossasse l’uniforme da combattimento grigioverde nella versione M1909 per truppa, graduati e sottufficiali e nelle varianti del 1915 previste per gli ufficiali.

Convissero sull’uniforme M1909 e sulla variante 1915 per ufficiali sia le Stellette CRI sia quelle di F.A. sia in ragione dei regolamenti sia dell’effettiva disponibilità o preferenza.

Per il personale militarizzato o mobilitato che non avesse obblighi di leva, ad esempio buona parte dei cappellani, erano previste specifiche Stellette a 8 punte.

Possiamo immaginare che le nostre dottoresse, ancorché arruolate nel Corpo Militare, portassero le Stellette a 8 punte data la loro condizione di non aventi obblighi di leva.

Non possiamo tuttavia escludere che, anche in questo caso, vi sia stato un uso sia di Stellette a 5 punte – facilmente reperibili – che di Stellette a 8 punte.

Dall’analisi delle immagini note non si riscontrano differenze cromatiche fra la giubba indossata dalle dottoresse e la gonna. Il che porterebbe a pensare che si trattasse di capi confezionati dalla stessa pezzatura di tessuto e quindi non di un collage fra diversi capi di abbigliamento. La qual cosa farebbe pensare a un’operazione strutturata, anche se va detto che, normalmente, gli ufficiali si procuravano a loro spese l’uniforme da combattimento la quale era confezionata da diverse sartorie.

In ogni caso appare evidente, considerate le diverse evidenze fotografiche, che l’uso dell’uniforme - con relative Stellette, mostreggiature, fregi e insegne di grado - fosse considerato assolutamente normale. Normalità, del resto, confermata dai decreti di nomina. Si tenga poi presente che il 23 maggio 1915, con RD n. 719, il personale mobile della Croce Rossa Italiana era stato pienamente militarizzato come pure avvenne per lo SMOM (Sovrano militare Ordine di Malta) ed altre associazioni volontaristiche aventi potenziale militare o sanitario.

Il concetto di “assimilazione” non riduceva l’importanza dello status militare acquisito. Si trattava semplicemente di una definizione che permetteva di inquadrare categorie di militari che erano altro dall’esercito regolare o territoriale.

Non bisogna tuttavia confondere lo status rivestito dalle nostre dottoresse con quello delle ben più conosciute Infermiere Volontarie. Infatti, mentre queste ultime, pur sottoposte ai regolamenti militari, non rivestivano status militare e avevano gradi puramente funzionali, le dottoresse in questione rivestivano status militare e avevano gradi effettivi riconosciuti dallo Stato e debitamente equiparati ai corrispettivi dell’Esercito.

In quanto ai gradi, il Corpo Militare CRI aveva, analogamente alla Sanità Militare, una sua specifica definizione gerarchica e in particolare per quanto riguarda gli ufficiali subordinati, caso di nostro interesse, si veda lo specchietto seguente.

 

 Corpo Militare CRI  Regio Esercito

Medico assistente di 2a Classe Commissario

Amministrativo di 3a Classe

Contabile di 2a Classe

Farmacista di 2a Classe

  

Sottotenente

Medico assistente di 1a Classe

Commissario Amministrativo di 2a Classe

Contabile di 1a Classe

Farmacista di 1a Classe

 

 Tenente

Medico capo

Commissario Amministrativo di 1a Classe

Contabile revisore

Farmacista capo

Cappellano ministro di culto

 

 

Capitano

 

 


Per ulteriori informazioni sulle "Dottoresse al fronte" si veda:

BRANCA E., (a cura di Cappone M.), “Dottoresse al fronte? La C.R.I. e le donne medico nella Grande Guerra. Anna Dado Saffiotti e le altre”. Appunti di studio, , ANSMI sez. prov.le “Alessandro Riberi” – Torino, 2015


* Cultore della Storia della Croce Rossa e membro del Comitato Scientifico per la Storia della Croce Rossa e della Medicina

** Capitano in congedo della CRI ; Presidente della Sezione A.N.S.M.I. di Verrua Savoia

 

 

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