La CRI desiderosa di portare sulla prima linea i più moderni mezzi e conoscenze in materia chirurgica istituiva gli ospedali chirurgici mobili (alla diretta dipendenza delle Direzioni di sanità d'Armata) nei quali erano ricoverati i casi più gravi di lesioni.

L'iniziativa per dar vita alle unità chirurgiche mobili fu presa dal Prof. Baldo Rossi, professore straordinario confermato dell'Ospedale Maggiore di Milano e Maggiore medico della CRI. Dopo aver visitato nei primi mesi del 1915 le fronti di combattimento in Francia e Germania, quindi quelle italiane, si rese conto che i feriti gravi intrasportabili, di regola, non ricevevano dalle unità sanitarie prossime alla prima linea (Sezioni di sanità) alcun soccorso chirurgico dovuto all'urgenza, rimandandolo alle strutture sanitarie di seconda linea, dove nella maggioranza dei casi non arrivavano in vita per i traumi subiti (ferite addominali, cavitarie, toraciche, craniche) o per le complicanze che un trasporto poteva comportare.

Il Prof. Rossi si persuase, invece, che una dinamica unità chirugica mobile, da montare e smontare rapidamente e da aggregare alle unità sanitarie di prima linea, avrebbe potuto salvare molte vite dedicando la sua opera esclusivamente alle operazioni per i feriti gravi, lasciando alla Sezione di sanità i compiti di medicazione e di sgombero dei feriti lievi.

Questa nuova unità sanitaria sarebbe stata dotata del materiale sanitario necessario ad ospedalizzare fino a 100 feriti e completa di tutta la strumentazione chirurgica. In mancanza di fabbricati utili, l’ospedale poteva contare sulla dotazione di tende e baracche trasportate su sei autocarri (un furgone automobile Fiat 15 ter e 5 camions), cui si poteva aggiungere quello con l’attrezzatura radiologica (autocarro radiografico) e 2 automobili e un carro trainato tipo Gianoli per la sterilizzazione.

Secondo il progetto del prof. Rossi, l’ospedale sarebbe stato formato dall’attendamento per i ricoverati, una tenda per l’isolamento degli infettivi, una per la farmacia e contabilità, una per il ricovero degli ufficiali, quella per le Infermiere volontarie, e una per i soldati. Un’altra quale spogliatoio e pulizia sommaria dei feriti e, infine, una baracca per la preparazione degli operandi, per la sterilizzazione degli strumenti chirurgici e una, a doppia tela, per la sala d’operazione.

Il personale necessario per il funzionamento dell'ospedale era formato da 1 Maggiore medico quale direttore, da 6 ufficiali medici e 3 aspiranti medici, 1 ufficiale farmacista, 1 ufficiale d'amministrazione, 1 cappellano, 4 infermiere, 10 infermieri e il resto del personale di truppa per gli altri servizi (inservienti, cuoco, amministrazione, meccanici, autisti, ecc.) per un totale di 73 unità.

Dei sei ufficiali medici, provenienti dal personale chirurgico dei principali ospedali italiani, tre rimaneva sempre alla fronte, mentre gli altri eseguivano turnazioni di 2 mesi avvicenndandosi con altri medici del servizio territoriale.

Il Prof. Rossi illustrò il suo progetto con una lettera inviata il 21 novembre 1915 al generale Carlo Porro del Comando Supremo e al Colonnello medico Della valle, direttore di sanità pressolo stesso Comando. Entrambi risposero in modo positivo al Prof. Rossi tanto che lo stesso Ministero della guerra, in segutio, deliberò l'istituzione di unità simili sotto le insegne del Regio esercito (lgs la scheda sull'Ambulanza chirurgica d'armata del servizio sanitario militare).

Il prof. Rossi avuto il placet militare attivò la macchina organizzativa per reclutare chirurghi volontari tra gli ospedali milanesi nonché le necessarie risorse economiche per sostenere la costituzione del primo ospedale chirurgico mobile, che secondo le stime del Rossi sarebbe costato dalle 150 alle 200 mila lire.

Quindi, il 20 dicembre, sì costituì un Comitato milanese, retto dall'onorevole Giuseppe De Capitani D'Arzago*, che ben prestò raccolse 250.000 Lire, sufficienti a dar vita alla prima unità sanitaria che fu intitolata per riconoscenza alla "Città di Milano" e della quale divenne direttore lo stesso prof. Baldo Rossi.

La positiva iniziativa trovò fecondo seguito tanto che gli ospedali chirurgici mobili istituiti furono tre, contraddistinti, tra l'altro, dai numeri I, II e III.

 

Il I ospedale chirurgico mobile "Città di Milano"

L'inaugurazione ufficiale avvenne il 28 marzo 1916 nel cortile del Collegio militarizzato di S.Celso.

Dell'unità fecero parte il maggiore CRI prof. badlo Rossi, come direttore, il vicedirettore Cap. Medico Giuseppe Solaro (che alla morte del Ten. Col. Medico Prof. Ernesto Bozzi, assunse la direzione interinale del "Provincie Lombarde"), il capitano CRI Ambrogio Binda, il Tenente CRI CEsare Dezza, l'iutante Vittorio Mattei, l'aspirante Moretti, il sottotenente Bertoloni, il tenente farmacisa gaetano Cesari e il sottotenente Crespi. Cappellano militare era padre cappuccino Salvatore Testa.

Il 15 maggio 1916, alle ore 14, dallo scalo merci di Porta Vittoria partirono a mezzo treno verso il fronte, direzione Castions di Strada, il "Città di Milano" e il "Provincie Lombarde". Li avevano proceduti il capitano Mazzullo, i tenenti dottori Motta e Lerede con l'ufficiale automobilista Esengrini per organizzare la logistica a destinazione. Da questa data l'ospedale iniziò a tenere un diario storico.

Gli ospedali, una volta giunti alla stazione di Pasian Schiavonesco, con una marcia di tre ore si accantonarono a Sant'Andrat appena fuori Castions di Strada. Dopo qualche giorno di attesa per la destinazione finalmente i due ospedali si separarono.

Il "Città di Milano" si sarebbe impiantato a Villesse dal 29 maggio. Questa sede però parve al prof. Rossi troppo lontana dal fronte per poter mettere all'opera l'ospedale quindi richiese all'Intendenza Generale del Comando Supremo una riallocazione sul fronte trentino.

Vista accolte le richieste, l'ospedale fu destinato a Ala, dove giunse il 7 giugno. In val Lagarina, il prof. Baldo Rossi apprese che le operazioni in quella zona erano entrate in un periodo di stasi e venne deciso di destinarlo al XIV Corpo d'Armata e il 10 giugno 1916 iniziava l’allestimento dell’ospedale nel giardino e nei locali del municipio (Villa Carli) di Mason.
L’19 luglio fu oeprativa anche una Sezione autonoma avanzata sull’altopiano all’osteria di Campi di Mezzavia, situata in Val Chiama, ai piedi del monte Echar. La sezione era si installò a fianco della 64ª Sezione di sanità e nei pressi dell'ospedaletto da campo n. 150. Il 2 agosto alla Sezione arrivarono il maggiore CRI Andrea Majocchi e il capitano Francesco Zanuso per dare il cambio a Binda e Dezza.

Il 15 agosto dopo un avviso dal Corpo d'Armata iniziò la preparazione per la partenza con destinazione Cormòns.
La direzione del IV Corpo d'Armata indicò come sede per il "Città di Milano" l’ospedale di Gorizia, ma il prof. Rossi venne sconsigliato di accettare quella sede perché sarebbe stato certamente bersaglio delle artiglierie AU per la vicinanza con alcune batterie italiane.
Grazie alla segnalazione dell’intendente delle II Armata gen. Zampolli, venne assegnata dalla direzione Sanitaria del VI Corpo d'Armata la scuola di Quisca.

Il 4 ottobre 1916 ci fu l'avvicendamento anche del cappellano militare, don testa lasciò l'incarico al don Domenico Garattoni che rimarrà poi per tutta la guerra.

Con il nuovo anno, in previsione di un'avanzata delle truppe italiane fu deciso di creare due sezioni avanzate, come di consueto vicino ad una sezione di sanità. Cosi nel maggio 1917, la prima, affidata al capitano Solaro, fu installata a Gorizie presso il "Collegio Nazzareno", dove già operava la 36ª Sezione di sanità e potè contare sul servizio della 4ª Sezione di radiologia inglese (contessa Gleichen e miss Holdings). La seconda, affidata al tenente medico Luigi Ansaldo, fu dislocata presso la stazione ferroviaria di Plava.

Dal 24 luglio 1917, sgoberato il "Nazzareno" fu deciso di costituire una Sezione avanzata sulle rive dell’Isonzo nella galleria ferroviaria di Zagora, avvicendando il gruppo chirurgico del prof. Marro, dove, fino al 5 settembre, vennero ricoverato 323 feriti ed eseguiti 176 operazioni chirurgiche. Un'altra piccola aliquota affidata al capitano medico Antonio Motta fu attiva a Zagomilla, oltre l'Isonzo.
Il 5 settembre, la sezione avanzata di Zagora venne trasportata a Ravne, situato sulla Bainsizza, ai piedi del Nakobil e venne installata in baracche già in uso alla 106ª Sezione di sanità austriaca. Il nucleo chirurgico era formato dal capitano Solaro, dai tenenti Ansaldo, bertoloni, dall'aspirante Blavet e dal sergente Lincio.
Il 7 ottobre, al posto di medicazione di Sveto-sirgenti, tenuto dalla 78ª Sezione di sanità, i professori Rossi e Solarono tentarono inutilmente di salvare il Gen. Papa, vittima di una gravissima ferita a carattere esplosivo all’emitorace destro.


Il 25 ottobre alle ore 19, il "Città di Milano" abbandonò Ravne per iniziare la ritirata.

Il prof. Rossi fu coadiuvato dai capitani prof. Giuseppe Solaro, prof. Cesare Dezza, dott. Leone Lombroso e dai dottori Bertoloni e Ansaldo.

 

Il II ospedale chirurgico mobile"Provincie Lombarde"

Il II ospedale chirurgico mobile, diretto dal prof. Ernesto Bozzi, ordinario di patologia speciale chirurgica nella università di Genova, invece, fu intitolato alla “Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde”, per il contributo finanziario ricevuto dall'istituto bancario. Spesso, questo ospedale, è citato come 2° Ospedale chirurgico mobile "Città di Milano", da intendere come sorto per volere della città di Milano.

Costituito immediatamente dopo il "Città di Milano", l'unità era composta dai capitani Giudici, Campagnani e Castiglioni, dal tenente Paganelli, dal sottotenente Riva-Rocci, dall'aspirante Pedroni, dal tenente farmacista Monti, dal sottotenente Comizzoli e dai marescialli della CRI Locatellie e Modenesi. Cappellano militare era padre cappuccino Vittorio, al secolo Stefano, Consigliere.

Arrivato a Castions di Strada col gemello "Città di Milano", il 29 maggio gli fu assegnata la destinazione di Medana sul collio goriziano, ma al pari del "Città di Milano", anche il prof. Bozzi chiese una sede "più operativa" e quindi fu inviato a Schio dove si accantonò in un grande edificio delle suore Canossiane.

Anche questo ospedale fu riallocato sul fronte isontino: a metà agosto 1916 s'insediò nell'edificio delle scuole elementari di Pieris, dove si adoperò principalmente per i feriti toracici e addominali. Nella notte tra il 2 e il 3 novembre l'ospedale subì un grave bombardamento tanto da ricevere lo stesso giorno la visita del Re e della Duchessa D'Aosta.

fino all'ottobre '17, quando ripiegò a Scorzè, poi Padova e quindi accantonando definitivamente a Villa Tiepolo Passi a Carbonera.

 

Il III ospedale chirurgico mobile "Giovambattista Monteggia"

Il III ospedale, intitolato a "Giovambattista Monteggia", celebre chirurgo che aveva operato a cavallo tra il '700 e l'800 all'Ospedale Maggiore di Milano, fu inaugurato il 10 giugno 1917 sempre presso l'istituto San Celso. Ne assunse la direzione il Maggiore medico CRI prof. Oreste Margarucci. L'aiutante maggiore del professore fu Luigi Frassi, vice primario chirurgo del Maggiore di Milano. A loro si aggregarono i capitani Levi e Maffi, il tenente Cemenati e quattro infermiere.

Il 1° luglio, l'ospedale fu destinato a Malga Val Fieno, nella zona del monte Pasubio, ma dopo una sosta a Schio, fu inviato sul fronte giulio sotto la 2ª Armata. Fu inviato nel teatro operativo, prima a Cividale poi a Molini Clinaz che sebbene località inospitale fu teatro di numerose e prestigiose visite, oltre a poter disporre di più confortevoli baracche tipo "Pasqualini", in luogo delle classiche tende in dotazione.

La località del "Monteggia", sullo Judrio, tra il Globocak e il monte Korada, si trovò proprio di fronte all'ala sinistra delle forze di attacco austro-tedesche durante la Dodicesima battaglia dell'Isonzo che portò al ripiegamento sul Piave. L'ospedale, già dal 24 ottobre, iniziò lo sgombero dei feriti. L'ospedale svolse ordinatamente il ripiego fino a giungere a Galliera Veneta, dove operò a supporto dell'ospedale di guerra CRI n. 72 presso Villa De Michieli (oggi Villa Cappello-Imperiale) quindi cessate le sue funzioni, il materiale fu concentrato per essere riorganizzato.

 

 

Guarda la gallery degli ospedali chirurgici mobili

 

Si ringraziano l'Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia "Ferruccio Parri" e i legittimi proprietari del "Fondo Giuseppe Solaro" per la gentile autorizzazione a riprodurre alcune immagini selezionate dell'ospedale chirurgico "Città di Milano".

 

* Gli altri componenti erano l'on. Ferdinando Salterio, Francesco Gatti, l'on. Arnaldo Agnelli, il dott. Ambrogio Binda, il sen. Luigi della Torre, il dott. Cesare Dezza, l'on. Luigi Gasparotto, il sen. Emanuele Greppi, il sen. Luigi Mangiagalli, il prof. Enrico Ronzani, lo stesso prof. Baldo Rossi, il comm. Gerolamo Terni, l'ing. Bernardino Viviani, l'avv. Rubens Samaja, l'avv. Giuseppe Tacconi.

 

N.B. I dati digitalizzati degli ospedali chirurgici mobili della CRI sono stati integrati nella banca dati delle ambulanze chirurgiche del Regio Esercito.

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