a cura di Elena Branca*
Corvini Filomena nacque a Chieti il 13/03/1886, da Alfonso e Garzarelli Maria.
Laureatasi a pieni voti nel dicembre 1911 presso l’Università di Roma, s’iscrisse all’Ordine dei Medici di Ascoli Piceno nel 1912 (poi di Chieti nel 1924). Il 24/07/1915 si arruolò a Roma nel personale direttivo della Croce Rossa con la matricola n. 28.
Morì il 15/03/1974, ricordata con necrologi sui giornali di tutto il mondo.
Sulla dottoressa Corvini esiste abbondante documentazione, sia pubblicata su riviste scientifiche e giornali dell’epoca, sia raccolta dal Sig. Sandro Bocchino.
Un interessante articolo intitolato “Una signorina di Chieti Ufficiale medico al fronte”[1] racconta dell’impegno negli ospedali di Roma, quindi, a seguito della morte del fratello, il maestro Luigi Corvini, chiese e ottenne di essere trasferita al fronte:
“Una signorina di Chieti ufficiale medico al fronte.
E’ stato accolto con vivo compiacimento un ordine della Direzione di Sanità presso il IX Corpo d’Armata che dice: “La dottoressa Corvini Filomena, sottotenente medico, partirà il 1° Novembre per la zona di guerra per presentarsi il 4 detto all’ufficio personale sanitario dell’Intendenza Generale (dispaccio ministeriale)”. La dottoressa Corvini è nativa di Chieti ed al suo alto ingegno ed alla sua vasta cultura, accoppia tutto lo slancio della giovane anima femminile; era negli ospedali di Roma ed ora – prima in Italia – entusiasta è andata a portare i soccorsi della scienza ai fratelli che combattono per la Patria e per la quale – lo scorso anno – si immolò l’adorato fratello di lei, il maestro Luigi Corvini”
Addirittura, questa sua decisione, trova una breve citazione su un giornale pubblicato a Trieste “Il lavoratore: giornale dei Socialisti italiani in Austria”, nell’edizione serale del 21 novembre 1916 che riporta la notizia ricevuta da Vienna:
“Vienna, 20. A quanto riportano ‹‹Times››, la signora Filomena Corvini, la prima medichessa italiana, fu assegnata al IX corpo d’armata per servizio al fronte”.
Dal 25 maggio al 24 giugno 1917, la dottoressa Corvini prestò servizio l’ospedaletto da campo da 50 letti n.35, mobilitato dalla 4a Compagnia di sanità di Genova e installato a Drezneca[2] fin dal luglio 1915.
In quella circostanza guadagnò una Medaglia di Bronzo al Valore Militare:
“CORVINI FILOMENA, dottoressa, ospedaletto someggiato n. 35, assimilata al grado di tenente medico. Con elevato spirito di patriottismo ed ammirevole senso di altruismo e di abnegazione, partecipò volontariamente alla guerra quale dottoressa assimilata al grado di tenente medico. In tale qualità oltre che dimostrare capacità tecnica, spiccate attitudini professionali ed elevate qualità di carattere, diede costante prova di sprezzo del pericolo e di valore. Si distinse specialmente nel dirigere, con serena calma e coraggio, lo sgombero di un ospedaletto da campo sotto l’infuriare del fuoco nemico, e continuando un’operazione chirurgica, mentre scoppiava una granata che fece nuovi feriti nella sala di medicazione.” Drezenca, 25 maggio-24 giugno 1917”.
Da sx:
1. Medaglia di Bronzo al valor Militare meritata a Drezenca;
2. Croce al Merito di Guerra;
3. Medaglia dei Volontari della guerra 1915-1918;
4. Medaglia commemorativa della Prima Guerra Mondiale con le fascette degli anni 1915-1916-1917-1918
5. Croce di Ghiaccio per la Campagna di Russia;
6. Medaglia commemorativa della Marcia su Roma;
7. Medaglia Interalleata della Vittoria (Prima Guerra Mondiale);
8. Croce di Cavaliere di Vittorio Veneto;
9. Medaglia di bronzo ai Benemeriti della Salute Pubblica.
Nel dopoguerra, Filomena Corvini scrisse di suo pugno sulla rivista “Riforma medica” un articolo dal titolo “L’opera delle dottoresse al fronte” dove narra in prima persona la sua attività ma anche il benefico effetto di una figura femminile tra i feriti ed i malati. Eccone un breve stralcio:
“La dottoressa Filomena Corvini, che in qualità di tenente medico è stata al fronte dove ha prestato servizio in prima linea nel Trentino in una ambulanza chirurgica sul Monte Nero e in un ospedale someggiato, ha dato alcune interessanti notizie sul servizio sanitario femminile. Il numero delle dottoresse che prestano servizio al fronte in qualità di ufficiali è assai limitato. Esse prestano servizio da sottotenenti medici se hanno conseguito la laurea da meno di 5 anni, da tenenti se l’hanno conseguita da oltre cinque anni, da capitano se sono laureate da oltre 15 anni”.
Trascrizione della intervista pubblicata su “Il Tempo d’Abruzzo” il 31 ottobre 1969 in occasione della assegnazione della onorificenza di Cavaliere di Vittorio Veneto.
ACCANTO AI FERITI AL FRONTE (AVRA’ L’ONOREFICENZA DI VITTORIO VENETO)
Chieti 30 ottobre
“Tra qualche giorno riceverò l’onorificenza di Cavaliere di Vittorio. E’ questa, forse, l’ultima ed una delle poche soddisfazioni avute in una vita come la mia totalmente al servizio del prossimo”
Parole modeste, pronunciate a bassa voce. Esse sono il miglior biglietto da visita per la dott.ssa Filomena Corvini, una delle poche donne in Italia che possono vantarsi di aver portato i gradi da ufficiale del nostro Esercito. Forse questa è stata l’unica stimolante curiosità che ci ha spinto a bussare alla porta della stanza “26” di una clinica cittadina dove la dottoressa è ricoverata. La simpatica vecchietta sorride ai ricordi che affollano la sua memoria di 84enne.
“Lei deve pensare che la sola aspirazione di divenire dottoressa poteva sembrare, all’inizio del secolo, un’assurda pretesa. La mia insistenza affiancata da tanta passione per quella che consideravo la “missione” del medico fecero il miracolo: riuscirono a convincere i miei genitori a concedermi il permesso d’iscrivermi alla Facoltà di medicina”
Oggi che l’esistenza è meno complicata e priva di formalismi la cosa appare del tutto normale. Le ragazze, adesso, sono più disinvolte e libere. “Allora” invece non era così facile.
Gli anni trascorsero, comunque, e quando mi laureai a pieni voti e, successivamente, ottenni un incarico presso il Policlinico di Roma si era già alla vigilia della prima guerra mondiale. Ricordo che gli scontri frequentissimi tra gli interventisti dannunziani e neutralisti affollavano ininterrottamente di feriti il posto di pronto soccorso presso il quale ero di servizio. Poi il conflitto mondiale si accese improvvisamente. Era mio desiderio portarmi nella zona di combattimento per prestare la mia opera di medico; se ne presentò l’occasione con un caso funesto che mi colpì a pochi giorni dall’inizio delle ostilità. Mio fratello era stato ferito mortalmente e giaceva nelle camerate dell’ospedale di Venezia: il battesimo del fuoco, purtroppo, gli era stato fatale. Giunsi appena in tempo per raccogliere il suo ultimo respiro e due parole: Per la Patria.
“Volli rimanere ad assistere gli altri ricoverati: avevo comunque il desiderio di raggiungere la prima linea. Il Comando militare di zona, vista la buona disposizione con la quale assistevo i soldati feriti, mi accontentò. Fui inviata in una posizione avanzata col grado di sottotenente medico. La cosa fece scalpore. Alcuni giornali dell’epoca riportarono la notizia dandone un risalto che secondo me non meritata. Si parlò del mio caso finanche in Parlamento. L’On. Lussu, infatti, in una interpellanza chiese ed ottenne che le donne occupate in qualsiasi mansione presso i dislocamenti avamposti fossero richiamate nelle retrovie”.
Chi avesse informazioni utili su Filomena Corvini è pregato di mettersi in contatto con Elenca Branca: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Per ulteriori informazioni sulle "Dottoresse al fronte" si veda:
* Cultore della Storia della Croce Rossa e membro del Comitato Scientifico per la Storia della Croce Rossa e della Medicina
[1] cit. in Branca E., a cura di Cappone M., Dottoresse al fronte? La C.R.I. e le donne medico nella Grande Guerra. Anna Dado Saffiotti e le altre. Appunti di studio, Torino, ANSMI sez. prov.le “Alessandro Riberi”, 2015, p. 50
[2] Dresenza (in sloveno Drežnica)