Il Sovrano Militare Ordine di Malta (SMOM), godendo di prerogative di sovranità e di indipendenza anche nei rapporti con il Regno d'Italia, poté stipulare una convenzione – il 20 marzo 1876, durante la luogotenenza di fra’ Giovanni Battista Ceschi a Santa Croce – tramite cui si dette inizio alla cooperazione fra l’Ordine di Malta e il Servizio Sanitario dell’Esercito Italiano. La convenzione era finalizzata all’assistenza sanitaria e religiosa dei malati e dei feriti di guerra.

Inoltre, nel 1877, le leggi italiane consentirono la costituzione dell’Associazione dei Cavalieri Italiani del Sovrano Militare Ordine di Malta, per mezzo della quale l’Ordine amministrava e gestiva le proprie strutture ospedaliere e di beneficenza sul territorio della penisola. All’Associazione fu affidato l’incarico di porre in atto quanto previsto dalla convenzione e perciò si procedette alla formazione di un corpo di soccorso, di cui facevano parte i volontari dell’Associazione, i quali, a norma dello statuto, s’impegnavano "con la propria persona" nelle sue attività e avrebbero fornito l’Associazione di "un ospedale mobile della capacità di cento posti letto per il soccorso dei malati e dei feriti di guerra".

Nel 1909 il Corpo Militare diventa "Corpo Speciale dell’Esercito Italiano" e adotta l’uniforme grigioverde e le stellette con la croce di Malta sovrapposta.

fregio SMOM picNel maggio 1915 il Corpo Militare veniva mobilitato. La direzione dell’Associazione fu prima affidata al Marchese Carlo Antici Mattei, quindi al Marchese Luigi Cusani-Confalonieri e, infine, assunta direttamente dal Gran Magistero. Nel marzo 1916, il personale dell’Associazione fu militarizzato e parificato ai militari del Regio Esercito, indossando l'uniforme grigio-verde con il fregio dell'Ordine, già previsto con la circolare n. 167 pubblicata sul Giornale Militare Ufficiale del 1915.

La mobilitazione avvenne per mezzo delle Delegazioni esistenti nei principali centri d’Italia, che avevano il compito di reclutare il personale direttivo e di assistenza, curandone anche la preparazione e istruzione. Il materiale sanitario era fornito da cinque Magazzini di rifornimento: inizialmente quello centrale di Roma e quello di Milano, a cui si aggiunsero su indicazione del Gran Magistero quelli di Padova, Bologna e Torino. I magazzini provvedevano a rifornire i treni ospedale della biancheria, gestivano il servizio di lavanderia e smistavano la posta.

Le relazioni con i competenti organi militari erano affidate a quattro Rappresentanze situate presso l’Intendenza Generale, la II, la III e la IV Armata, che avevano il compito di ispezionare e controllare i servizi.

"Sul campo" furono allestiti quattro Treni Ospedale, otto Posti di Soccorso, un Ospedale da guerra da 100 letti, un Ospedale Territoriale a Roma.

Ovviamente, essendo un Ordine a carattere internazionale, il proprio servizio di soccorso connotato dal segno dell’imparzialità fu prestato sui fronti opposti del conflitto senza nessuna discriminazione. Sul finire del conflitto, l’Ordine tentò una mediazione fra l’Impero Austro-Ungarico e il Regno d’Italia circa il trattamento e lo scambio dei prigionieri, ma il tentativo non ebbe successo per il diniego del governo italiano.

Sul fronte dell’Impero Austro-Ungarico e dei suoi alleati, il Gran Priorato di Boemia e Austria impegnò 59 medici, 16 cappellani e 103 infermiere volontarie. Durante il conflitto gli otto treni ospedale effettuarono circa un migliaio di viaggi, percorsero più di 800.000 km. e trasportarono 248.973 feriti. Le operazioni di soccorso e di assistenza furono guidate personalmente dal Gran Priore, il balì fra’ Johann Rudolf Maximilien von Hardegg zu Glatz. Un treno ospedale del Gran Priorato raggiunse anche Instabul (1915), mentre in un ospedale di guerra allestito a Sofia, fra il 1914 e il 1917, vennero assistiti 2.676 feriti.

Tra i più noti ospedali di guerra gestiti dallo SMOM nei territori austriaci, vale la pena ricordare quello di Slaghenaufi (Altipiani Cimbri), all’epoca denominato "Malga Belem", per via della vicina malga, costituito di un complesso sistema di strutture di legno, capaci di contenere e assistere oltre duecento feriti.

 

Da parte tedesca, l’Associazione Renano-Westfaliana mise a disposizione un treno ospedale, che al termine della guerra aveva trasportato complessivamente 24.948 feriti con l’apporto di 7.682 infermiere, 850 infermieri e 350 cappellani, mentre altri 20.000 feriti furono soccorsi dal treno ospedale dell’Associazione Slesiana.

Sul fronte opposto l’Associazione Francese aveva costituito nel 1910 un'unità sanitaria affiliata alla Croce Rossa e dall’inizio della Grande Guerra gestiva l’Ospedale Ausiliario n. 41, allestito nei pressi di Verdun, con 60 posti letto. L’ospedale venne più volte bombardato, con gravi perdite sia fra i ricoverati sia fra il personale. Perciò fu più volte evacuato e trasferito anche a Châlons-sur-Marne, tuttavia al termine del conflitto aveva assistito 1.235 feriti.

Per l’Associazione Britannica continuò a funzionare, fino al 1919, l’ospedale fondato nel 1856, che accolse i soldati reduci dal fronte.

L’Ordine di Malta sostenne a proprie spese il settore sanitario che gli era stato affidato dai paesi belligeranti, e in particolare l’oneroso servizio del trasporto dei feriti e degli ammalati.

In Italia, lo Stendardo del Corpo venne decorato con una Medaglia d’Oro al Merito della Sanità per la Guerra 1915 – 1918, una Croce di Guerra al Valor Militare e una Croce di Guerra al Merito “per le prove continue di abnegazione, di ardire e di alto senso del dovere sempre e dovunque dimostrate”.

Con il decreto n. 3066 del Sovrano consiglio dell'Ordine del 16 gennaio 1919 fu introdotta la Medaglia ai benemeriti per i servizi sanitari nella guerra 1915-1918, istituita nelle classi d'argento (personale direttivo) e bronzo (personale d'assistenza).

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